6 – Villa del Tellaro

6 – Villa del Tellaro

In contrada Caddeddi, nel territorio di Noto, in prossimità del fiume Tellaro, all’interno di un’antica masseria abbandonata, agli inizi degli anni ‘70 del secolo scorso si rinvennero i resti di una villa romana della tarda età imperiale.

La pianta dell’abitazione fu ricostruita con i vari ambienti disposti attorno ad un grande peristilio di circa 20 m. per lato, circondato da un portico. A N-E si rinvenne uno degli ingressi, preceduto da una breve scala in marmo tramite cui si accedeva ad un vano con un pavimento policromo a motivi geometrici tridimensionali. Gli ambienti abitativi erano distribuiti intorno al portico. Furono recuperati i mosaici di tre vani e del lato N del portico; sul lato meridionale del peristilio, si scoprì una sala absidata.

La Villa è stata datata tra il 350 e 375 d.C. Sono numerose le ville di lusso sparse in Sicilia nel IV secolo e rivelano il potere economico derivato dalla gestione di latifondi da parte delle grandi famiglie dell’aristocrazia siciliana e romana.

I MOSAICI

Il pavimento del lato Nord del portico era dotato di mosaico policromo a motivi geometrici, che si presenta come uno straordinario tappeto policromo. Il motivo decorativo continuo riproduce dei festoni di alloro che formano medaglioni circolari che s’intrecciano in medaglioni più piccoli alternati ai primi. 

Nel pavimento del primo ambiente recuperato all’estremità orientale del portico, è raffigurata la scena del riscatto del corpo di Ettore cui partecipano, da una parte, Ulisse (Odisseus), Achille (Akilleus) e Diomede (D ….) e dall’altra, i Troiani di cui si conserva una sola figura, mentre manca del tutto quella di Priamo che pure doveva essere presente, data l’iscrizione “PR”. Al centro domina una grande bilancia con i due piatti: in uno vi sono gli ori del riscatto, nell’altro il corpo di Ettore, di cui rimangono solo le gambe. Il racconto allude alla tragedia di Eschilo “I Frigi”.

L’ambiente attiguo mostra un mosaico policromo con una scena figurata di satiri e menadi entro una formella rettangolare, che si ripete sui quattro lati.

Nella terza sala la più grande della Villa, si svolge su più registri una grandiosa scena di caccia, contornata da una fascia perimetrale decorata a meandri di svastiche alternate a riquadri con volatili e animali acquatici, dominata in centro dalla raffigurazione monumentale di una figura femminile seduta sulla roccia dal valore simbolico (l’Africa). In basso è raffigurata una scena di banchetto, con i commensali seduti allo stibadium sotto una tenda tesa tra i rami degli alberi ed i servitori affaccendati intorno mentre, di fianco, un gruppo di sei cavalli ancora irrequieti, sono ripresi nel momento di riposo dopo la caccia.

La MASSERIA. Alla fine del 1700 fu edificata sopra la villa romana una masseria, che provocò parecchi danni agli ambienti più antichi. Alla fattoria si accedeva attraverso un androne coperto da una volta a botte a piccoli conci che immetteva nella corte interna, attorno alla quale si sviluppavano i locali di servizio, mentre quelli destinati ad abitazione si trovavano al piano superiore, lungo il lato meridionale.

Sui lati lunghi della corte si disponevano magazzini e locali di lavoro per la trasformazione dei prodotti agricoli. Tra questi ambienti si evidenzia il palmento.