Piastra in osso probabilmente di capra, ellissoidale allungata con estremità arrotondate, decorata a rilievo e sottili incisioni, concava nella superficie posteriore.
Lungo la linea mediana si sviluppa la decorazione, costituita da una serie di dodici globuli scaraboidi decrescenti, allineati verticalmente e sottolineati da tre sottili incisioni continue. Le fasce esterne della faccia dorsale, sono incise da un reticolato di rombi, al cui interno è un motivo di quattro piccole losanghe disposte a croce e puntini centrali ad intervalli regolari.
I globuli hanno la superficie alternatamene liscia o segnata con vari motivi che ci riportano alla sfera magico-religiosa del mondo castellucciano: nel primo sono due “occhi apotropaici” resi da cerchietti radiati e puntino centrale, ciascuno tra una doppia linea arcuata che crea uno spazio centrale con due puntini incisi sull’asse verticale; nel terzo globulo due riccioli contrapposti, dati da sottili linee incise equidistanti; nel quinto gli “occhi” sono stilizzati in due cerchi ciliati puntati al centro e segnati lateralmente in basso da una doppia linea divergente all’esterno; sull’asse verticale, lo spazio residuo lascia posto a due puntini ciliati. Nel settimo globulo, gli “occhi” si riducono a due accenni di spirale contrapposta; il nono presenta solo un punto inciso al centro della superficie; nell’undicesimo globulo il punto centrale è inscritto in una stella a quattro punte.
Questi manufatti presenti in contesti di materiali di minore rilevanza artistica, che si rivelano nel loro genere assai singolari per la raffinatezza espressa dall’artigiano dell’epoca, sono stati interpretati come idoletto schematizzato o immanicatura di lama.
Rinvenuti in numerosi siti della Sicilia castellucciana attestano una maggiore concentrazione nel territorio degli Iblei, ma sono documentati anche a Malta, in Puglia, negli strati di Troia II-III e a Lerna in strati dell’Elladico Medio.