Rinvenuto in frammenti all’esterno di un sarcofago di bambino, privo di copertura, rappresenta un carro a due ruote da trasporto. Del carro rimangono soltanto le due grandi ruote a cerchio piatto e a cinque raggi, originariamente collegate da un assale forse in legno, che sosteneva un pianale anch’esso in legno, trainato da due cavalli aggiogati, sommariamente modellati, di cui uno soltanto conserva parte del muso, con gli occhi resi ad incisione. Di sesso maschile, i due animali mostrano appena evidenziate le nocche delle zampe posteriori, mentre un leggero risalto segna il trapasso alla parte posteriore del corpo.
Il giogo presenta due coppie di fori passanti obliqui, simmetricamente disposti ai lati del perno centrale, per il passaggio delle redini.
Consistenti resti di colore rosso scuro si conservano sul corpo dei cavalli, più labili sulle ruote; il giogo è decorato a squame graffite aggettanti le une sulle altre, dipinte in rosso.
Appartenente ad una classe di oggetti la cui presenza è piuttosto rara nei contesti tombali di età arcaica (mentre è attestata con maggior frequenza nell’ambito di santuari), il modellino è confrontabile, per la tipologia, con esemplari rinvenuti nel quartiere dei vasai a Corinto (STI LLWELL 1952: 197204) e con quelli della cd. “stipe dei cavalli” di Pithecusa (D’AGOSTINO 1996).
Importazione corinzia, databile, sulla base della tecnica e dello stile della decorazione, al terzo quarto del VII sec. a.e.