Una importante testimonianza della nuova stagione di pittura bizantina, proviene dalla Grotta del Crocifisso a Pantalica, dove è raffigurata l’immagine di una Santa, probabilmente una S. Barbara, che riproduce un volto femminile con il nimbo giallo a contorno perlato, il velo e gli orecchini, datata tra il XII ed il XIII secolo.
Intorno agli anni ’60, questa porzione d’intonaco affrescato fu staccata dalle pareti della Grotta, con un’operazione che oggi sarebbe giudicata discutibile, ma che ha salvato il dipinto dall’inevitabile degrado. La nostra Santa richiama la ritrattistica di età imperiale ma nel contempo, di fronte alla ieraticità della figura, sembra distaccata da qualunque connotazione di tempo e spazio. I grandi occhi della Santa sono il riflesso di una forte carica umana e, al tempo stesso, il punto da cui scaturisce l’idea stessa di santità. Paragonare tale immagine ai ritratti romani del Fayyum in Egitto, designati ad immortalare il soggetto mortale rappresentato, consente di ricostruire l’evoluzione dell’arte bizantina, dove è sempre l’essere umano il soggetto da raffigurare, ma arricchito del nuovo significato assegnato dal codice del Cristianesimo: la divinizzazione dell’uomo come conseguenza dell’umanizzazione di Dio.