Lato A: Dioniso, Circe e due satiri.
Lato B: Tre giovani a colloquio.
A: Al centro è la figura di Dioniso barbato, con il capo volto a sinistra e cinto da una larga corona di foglie d’edera che trattiene le chiome, fluenti sulle spalle; è vestito con un lungo chitone panneggiato e sopra porta un mantello (himation) dal largo bordo nero fermato sulla spalla destra; ha il braccio sinistro sollevato e con la mano regge il tirso, mentre con la mano destra allungata verso un sileno, con orecchie e barba caprina, lo aiuta a togliersi il mantello. Questa figura grottesca ha il corpo coperto da pelame animalesco, il ventre scoperto e volgendosi indietro guarda il dio, mentre si avvia verso una porta a doppia anta chiusa, dalla quale in alto spunta il ramo di un albero con foglie e frutta. A destra è un’altra scena con una donna, Circe, dai lunghi capelli trattenuti da una fascia, che indossa un chitone e l’himation bordato di nero; ha le braccia scoperte protese in avanti come se volesse cacciare un altro sileno che guardandola, le mostra il fondo schiena mentre cammina in maniera animalesca su braccia e gambe.
Si ritiene comunemente che la scena si ispiri ad un dramma satiresco perduto di Eschilo, derivato dall’episodio omerico di Circe, nel quale, a giudicare dall’immagine, il ruolo di vittime della maga era svolto non dai compagni di Odisseo ma dal coro dei satiri.
B: Tre giovani coperti da un mantello, hanno corpo e teste tozzi. Il giovane al centro guarda quello alla sua sinistra che tiene in mano una nebride (pelle di cerbiatto), un’altra pelle simile è appesa in alto tra le due figure; il terzo giovane li guarda con il braccio allungato verso di loro.