Oggetto
Busto colossale di Asclepio
Inventario
737
Provenienza

Siracusa, Ortigia. La statua fu rinvenuta nella zona dell’Istmo durante lo scavo delle fondazioni per la fortificazione spagnola edificata intorno ad Ortigia, nel 1530.

Descrizione

Busto colossale identificato come Asclepio, pur mancando i simboli distintivi dell’iconografia del dio della medicina (caduceo e serpente), grazie ad alcuni elementi stilistici, come i tratti del volto e lo strophion sul capo, che hanno suggerito il riscontro iconografico con l’Asclepio di Mounichia del Pireo, in Grecia.

Il volto si allarga a trapezio verso il basso, presenta la fronte rientrante, gli occhi a mandorla infossati dentro le arcate sopracciliari, gli zigomi scarni, il naso schiacciato, i baffi che incorniciano la bocca semiaperta. I capelli dietro, sono trattenuti da una fascia, lo strophion che portavano i sacerdoti, ed attorno al viso, resi a lunghe ciocche ondulate; la barba, larga e corta, è segnata da una serie di brevi incisioni a semiluna.

Assume un particolare significato il rinvenimento di questa scultura in Ortigia, dove gli studiosi collocano la sede dell’Asklepieion siracusano in età greca.

Fino al 1810 si trovava al Castello Maniace, dove era stata soprannominata “Don Marmoreo”, collocata probabilmente in una nicchia, come si può evincere osservando la parte posteriore del torso, scalpellata. Sono state varie le proposte d’identificazione avanzate nel passato: Zeus, Hermes, Poseidone, Timoleonte. Questo ultimo abbinamento derivava da una presunta iscrizione dedicatoria all’Extintori tyrannidis – a colui che ha messo fine alla tirannide -, sostituita poi da quella spagnola in lettere capitali, che si svolge su dieci righe ed attualmente leggibile. In essa è riportato l’atto per mezzo del quale si dedicava la fortezza del Maniace al santo patrono Giacomo (St. Jago), e i quattro torrioni angolari agli altri santi patroni (S. Pietro, S. Caterina, S. Filippo e S. Lucia), e si concedeva la licenza di sparare a salve durante la festa del Patrono.

Decorazione

La trascrizione del testo inciso (da G. Caputo)

POR LETRA DEI 20 DE JULIO 1618 CONCEDE SU EXCELLENTIA Y REAL PATRIMONIO AL CASTELLANO D’ESTE CASTELLO D. JOAN DE ROCA M(ALDONA)DO QUE SE LLAME DE ST. JAGO DE MANIACE Y QUE LOS QUA TRO TORRONES S. PEDRO, S. CATALINA, S. PHELIPE Y LUCIA Y QUE EN HONRA DEL GLORIOSO SANTO SE HAGA SALVAS SEGUIDA COMO ESTA HORDENADO EN LAS DE MAS FIESTAS DE L’ANO Y QU’ASI LO ESTABLEZCA Y SUS SUCESORES

Materiale/tecnica
Marmo lunense
Stato di conservazione
Si conserva il busto dalla superficie molto corrosa; riattaccata la testa; naso rotto; privo delle braccia, di cui si conservano gli attacchi.
Misure
Alt. cm 154; largh. max. cm 90; prof. cm 37
Fabbrica
Attribuzione
Copia da un originale di II sec. a.C.
Cronologia
Copia romana del I-II sec. d.C
Attuale collocazione
Bibliografia
  • Giacomo Caputo, Note alle sculture del Museo Siracusano. Asclepio nel cosiddetto Poseidon ed in una statua di Sampieri, in BdArte IX, Roma 1936, pp. 420-423.
  • Valentina Calì, Il culto di Asclepio in Sicilia. Prospettiva di ricerca nell’ambiente circum-Mediterraneo in età ellenistico-romana, tesi di Dottorato di Ricerca, Messina 2003.
Mostre