10 – Pantalica

10 – Pantalica

Pantalica era la capitale di un piccolo regno che tra il XIII e l’VIII secolo a.C. abbracciava la valle dell’Anapo. Sorgeva su uno sperone roccioso a 425 m. slm, isolato da profonde vallate, scavate nel corso dei secoli dai fiumi Anapo e Calcinara (antico Bottiglieria), collegato all’altopiano retrostante mediante uno stretto istmo, la sella di Filiporto. 

L’insediamento a Pantalica nasce in condizioni di vita estremamente dure – mancando sorgenti, bisogna attingere l’acqua al fondo delle profonde valli – alla fine dell’età del bronzo, in un momento in cui le popolazioni di Sicilia abbandonano le località costiere, per un timore diffuso determinato dall’arrivo di nuove genti dall’Italia (Siculi, Ausoni, Morgeti) e scelgono di insediarsi su alture inaccessibili e più facili da difendere.

In un territorio di ca. 80 ettari, si estende una grandiosa necropoli comprendente 5.000 tombe scavate nella roccia, con deposizioni multiple, che costituisce la più grande area sepolcrale antica d’Europa. Le tombe, riconducibili a diversi momenti cronologici, si affacciano sulle balze rocciose incombenti sull’Anapo e Calcinara, e sono tutte del tipo a grotticella artificiale scavata nella roccia, entro cui avveniva la deposizione dei defunti appartenenti allo stesso nucleo familiare. Il rito funerario è quello dell’inumazione; l’architettura delle tombe registra l’evoluzione della pianta, da circolare a quadrangolare e del soffitto, da curvilineo a rettilineo. 

La cultura di Pantalica risentì dell’influsso egeo-miceneo, riconoscibile negli oggetti dei corredi tombali, ma soprattutto nella pianta dell’Anaktoron (o Palazzo del Principe), unico edificio sopravvissuto dell’insediamento preistorico.

Anaktoron. L’unico edificio superstite della tarda età del bronzo è l’Anaktoron, palazzo dell’Anax (o principe), che fu edificato al centro di un pianoro. L’edificio è composto di quattro ambienti a pianta quadrata e due di raccordo, cui si addossa, a sud-est, un ampio vano costruito in tecnica megalitica. La pianta che ricorda il megaron miceneo, la struttura muraria di tipo megalitico del lato meridionale, hanno suggerito la matrice egeo-micenea per l’architettura del palazzo, che Orsi attribuì a qualcuno degli Egei che intorno all’anno mille toccarono la costa siracusana e, spintosi entro la valle dell’Anapo, giunse fino a Pantalica. 

Nel vano maggiore meridionale del palazzo, Orsi trovò le tracce di una fonderia di bronzi, da cui ritenne che il controllo della lavorazione del metallo fosse un privilegio del principe. Nell’edificio sono evidenti le tracce di riutilizzo in età bizantina, quando diviene un Kastellion, un insediamento rurale munito di difesa contro le incursioni arabe, che cesserà di esistere nel IX secolo d.C.

Le necropoli Nord e Nord-Ovest sono le più antiche e contano insieme più di 2000 tombe a grotticella, del tipo a pianta ellittica, riconducibile alla facies detta di Pantalica Nord o Pantalica I. Esse caratterizzano l’età del bronzo finale in Sicilia, nei secoli XIII-XI a.C.

Poche tombe di Pantalica II appartengono alla facies successiva del bronzo recente, detta di Cassibile, dalla località che ha restituito le testimonianze più importanti. 

Tra il IX e l’VIII sec. a.C. è attestato un nuovo incremento delle sepolture, con 700 tombe nella necropoli Sud, 350 nella località di Cavetta e oltre 500 presso la sella di Filiporto, tutte a pianta rettangolare, tipiche della facies di Pantalica Sud o Pantalica III.

Pantalica greca. In età greca si rafforzano le difese dell’istmo di Filiporto e Pantalica viene usata come fortezza. Nel punto che è detto “porta di Pantalica”, in età classica, fu tagliata nella viva roccia un’ampia trincea, rinforzata da un muro a grandi blocchi isodomi sul lato interno, che sbarrava l’accesso alla città dal retrostante altipiano. Questa fortificazione è stata messa in rapporto con uno degli assedi sostenuti da Siracusa, probabilmente in occasione della spedizione ateniese del 415-413 a.C. 

Pantalica è ancora frequentata in età greco-ellenistica, epoca cui risale un santuario agreste dedicato a Demetra e Kore, identificato nel pianoro sottostante l’Anaktoron.

Pantalica bizantina. A partire dal VI, VII secolo d.C., al tempo delle incursioni arabe in Sicilia, le popolazioni cercarono rifugio nella posizione quasi inaccessibile di Pantalica e trasformarono ad uso residenziale buona parte dell’antica necropoli. Di questa fase sono stati individuati diversi nuclei di abitazioni rupestri che, sfruttando le grotte delle tombe preistoriche, costruirono almeno tre villaggi ed altrettante chiesette. 

Il villaggio più importante si trova presso l’ingresso di Filiporto e faceva capo alla chiesa di San Micidiario. Il secondo sorse nella necropoli Sud, sotto l’Anaktoron ed aveva come centro religioso l’oratorio di San Nicolicchio. Il terzo villaggio si trova all’inizio della necropoli di Cavetta ed il luogo di culto di riferimento era l’oratorio del Crocifisso.