4 – Museo di Palazzo Cappellani

Il neoclassico palazzo Cappellani, proprietà della nobile famiglia palazzolese Cappellani della Formica e di Pirainito, sito al civico 36 di via Italia a Palazzolo Acreide, sorge nell’antico quartiere di Sant’Antonio Abate e ospita oggi il Museo Archeologico di Palazzo Cappellani.


Già nel 1811, dal riepilogo delle rendite urbane di Palazzolo, la famiglia Cappellani risulta essere proprietaria di una casa la cui rendita è di “onze 3 e tarì 18”. Tra la fine del XIX ed il primo quarto del XX secolo, la costruzione subisce notevoli rifacimenti e trasformazioni che interessano sia il corpo sia la volumetria sia il prospetto, che assume l’aspetto attuale.
Con decreto del 28 aprile 1972, il Prefetto di Siracusa autorizza l’esproprio a favore del Demanio della Regione Siciliana e l’immobile, che ricopre una superficie complessiva di mq 657, di cui mq 342 occupati dalla costruzione e mq 315 costituenti il cortile interno, intestato alla ditta Di Maria Pasqualina sposata Cappellani, passa al Demanio della Regione Siciliana – Ramo Storico-Archeologico e Artistico. Per effetto della dichiarazione di pubblica utilità viene previsto il cambio di destinazione d’uso dell’edificio a nuovo museo archeologico del Comune di Palazzolo Acreide, che dal 2014 accoglie la collezione del barone Gabriele Judica.
La figura di Gabriele Judica è legata ai viaggiatori del Grand Tour che nella seconda metà del 1700 visitando la Sicilia e facendo tappa a Palazzolo infondono al Nostro la passione per l’archeologia, profusa negli scavi condotti agli inizi dell’Ottocento in terreni di sua proprietà ad Akrai, dove nel 1824 scopre il teatro greco e nei territori di Modica e Caltagirone per i quali il Barone aveva avuto l’incarico di sovrintendere alle ricerche.
Le vicende della collezione successive alla morte di Gabriele, il 3 maggio 1835, sono note dalla letteratura contemporanea. Ai primi del 1900 Gaetano Judica, discendente di Gabriele, ricostituisce in parte ed incrementa la raccolta con la collezione Ferla, famiglia proprietaria di terreni a Monte Casale, antica Kasmene nel territorio di Buscemi e l’ulteriore acquisto di materiali, alcuni dei quali provenienti dal territorio di Lentini. Alla morte di Gaetano Judica, la collezione fu divisa tra gli eredi Cesare, Aurelio e Rosetta e per evitarne lo smembramento e la dispersione a causa di dissesti finanziari, l’Amministrazione Regionale Siciliana avvia la custodia giudiziaria alla Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Siracusa, che ha provveduto all’acquisto in diversi lotti, fra gli anni ’80 del secolo scorso e il 2003.


La raccolta comprende molti materiali di varie epoche ma solo per alcuni di essi, come testimonia l’inventario redatto da Paolo Orsi nel 1931, si conosce la provenienza. I reperti, esposti in nove sale tra il piano terra e il primo piano di Palazzo Cappellani, si inquadrano cronologicamente dalla preistoria all’età tardo-romana e bizantina. Per la maggior parte si tratta di produzioni ceramiche, tra le quali sono rilevanti quelle del periodo arcaico, con vasi di importazione da Corinto, Sparta, dall’Etruria, dalla Ionia e da Atene (IX-metà VI sec. a.C.).


La produzione attica continua ad essere importata per tutto il V secolo a.C., è largamente presente e rilevante è il numero di vasi del periodo ellenistico, sia di produzione siceliota che a vernice nera (seconda metà del IV-II sec. a.C.). Cospicua e variamente rappresentata è la coroplastica, prodotta dal VI secolo a.C. fino al periodo ellenistico.

Più esigua la ceramica di epoca romana, soprattutto documentata da lucerne, che coprono un lungo arco cronologico tra il I e il VII secolo d.C. La collezione comprende anche oggetti in bronzo, monete e gioielli e una serie di bassorilievi ed iscrizioni.

