2 – Akrai I Santoni

2 – Akrai I Santoni

Lungo il lato meridionale del colle Orbo, 12 nicchie scavate nella roccia, di diversa dimensione e con differenti rappresentazioni, undici sullo stesso livello, una su un livello più basso, costituiscono un complesso unitario, un santuario relativo al culto della dea Cibele, la grande Madre Frigia, che risale al III- II secolo a.C., al regno di Ierone II. 

La dea è sempre raffigurata in trono ad eccezione di un rilievo in cui Cibele viene rappresentata in piedi, a grandezza naturale. In genere la dea indossa un chitone, i suoi capelli sono racchiusi in una particolare acconciatura con due lunghi riccioli ricadenti sulle spalle e un modio sulla fronte. Cibele è attorniata da due leoni in posizione araldica ed esprime tutta la sua forza e bellezza. Accanto a lei, si ritrovano raffigurati spesso i suoi compagni, i Coribanti o comunque i protagonisti del mito (Attis e i servitori, Cureti o Galli, che sono considerati sacerdoti della dea). 

Le statue rupestri furono rese celebri attraverso le tre tavole inserite nel diario di viaggio in Sicilia e a Malta, edita nel 1787, del pittore-viaggiatore francese Jean Houel. Si deve al lavoro complessivo di studio e valorizzazione di Akrai, edito da L. Bernabò Brea nel 1953, con le dettagliate illustrazioni di R. Carta, l’identificazione di Cibele nel ciclo di raffigurazioni incise. 

La particolare conformazione naturale del territorio, la struttura del complesso rimandano al mondo anatolico, dove la dea è particolarmente venerata (da Pessinunte in Frigia, nel 204 a.C. il culto fu portato a Roma).